Martin Eden, direttamente dalla 76esima Mostra del Cinema di Venezia.

Interpreti: Luca Marinelli, Carlo Cecchi, Jessica Cressy, Vincenzo Nemolato, Marco Leonardi, Denise Sardisco, Carmen Pommella –   Regia di Pietro Marcello –  liberamente tratto dall’omonimo romanzo Martin Eden di Jack London

Coppa Volpi per il miglior attore a Luca Marinelli

In tutti questi mesi ho riflettuto molto su me stesso e ho sentito come uno spirito creatore che mi divampava dentro, che mi incitava a… fare di me uno degli orecchi attraverso cui il mondo sente, uno degli occhi attraverso cui il mondo vede. Insomma voglio fare lo scrittore”.

Ecco la frase chiave del film Martin Eden pronunciata dal bravissimo Luca Marinelli, Coppa Volpi per il miglior attore, nei panni del protagonista: la dice di fronte ad Elena, giovane colta e raffinata, nata in una famiglia dell’alta borghesia napoletana, che ha conosciuto dopo averne salvato il fratello in una rissa.

Giovane marinaio e uomo di fatica, che conosce l’inferno del durissimo lavoro manuale, Martin è consumato dalla sete di conoscenza, dalla voglia di affrancarsi attraverso la cultura per comprendere ciò che lo circonda. La povertà, l’abbruttimento sociale, l’ignoranza, la mancanza di prospettive, contraddistinguono la sua vita come quella di tantissime persone in una Napoli senza una precisa attribuzione temporale,  frutto di un’assai interessante rilettura del regista che colloca la storia fra Ottocento e Novecento.

Ed è proprio qui il fulcro della rielaborazione del romanzo di Jack London  operata dallo sceneggiatore Maurizio Braucci  e dal regista Pietro Marcello  il quale inserisce, con notevole libertà di movimentodurante lo scorrere della storia, scene di repertorio girate in epoche differenti e contrappone alla narrazionedi London quella di una Napoli piena non solo di ‘orrori’ sociali ma anche di un’insopprimibile vitalità.

La storia di Martin Eden si snoda, dunque, lungo un percorso culturale di autodidatta alla fine del quale c’è la libertà dalla schiavitù dell’ignoranza e della povertà, con il desiderio distare accanto alla amata Elena che gli ricorda, assieme alla famiglia, quanto egli sia lontano dalla luce del loro mondo.

Nel voler raccontare la realtà il suo cammino diventa, però, altroe così Martin Edenfinisce, inevitabilmente, dentro la questione sociale della lotta di classe: l’amico Russ Brissenden, figura importantissimanel film con uno ‘ieratico’ Carlo Cecchi ad interpretarla, lo convince ad interessarsi dei mali sociali e atestimoniare la dilagante povertà. Egli si allontana, quindi, da ciò che era all’origine della sua lotta per l’autoriscatto ovvero l’amore per Elena ed intraprende una strada che lo porta a ridiscutere la sua concezione di scrittore.

In questo senso la mutazione del personaggio, che passa attraverso un ulteriore periodo di stenti e di lontananza da Elena, diverrà completa quando sarà presente alle lotte operaie, quando appoggerà l’evoluzionismo di Herbert Spencer verrà a contatto con le teorie del socialismo e dell’anarchia.

Il giungere del tanto agognato successo provoca il completo ribaltamento delle motivazioni alla base della voglia di riscatto, leggi amore, e lo conduce a rinnegare quest’ultimo in un drammatico confronto con Elena. Il finale del film è il finale del libro, concludendo una pellicolache prende l’acqua della vita dall’ottimo Luca Marinelli e dal suo sguardo profondo, sempre su ma anche oltre la terribile quotidianità.

A questo punto ‘sorge spontanea una domanda’…. anzi due: Martin Eden è un film cerebrale? Gli spettatori riusciranno a coglierne il significato?

Innanzitutto occorre dire che non è necessario aver letto il romanzo di Jack London perché le vicende narrate sono universali, nel senso che la voglia di riscatto delle persone e le lotte sociali hanno da secoli caratterizzato la letteratura di ogni parte del mondo e anche il cinema.

Quel che lo spettatore deve capire è che la cultura non è nemica, non limita la vita, non la oscura. Diventa il miglior viatico per sentirci noi stessi in un mondo, quello odierno, dove tutto è massificato, tutto è ridotto ad un unico pensiero. Pensare con la propria testa dopo aver letto un libro è senz’altro meglio di pensare con la propria testa dopo aver guardato la tv.

Andate a vederlo ed aspetto i vostri commenti.

A presto Maurizio Marna

 

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